09/10/06
FISCO
Fatico a capire con quale autorità morale il ministro delle finanze possa chiedere, anzi pretendere che i cittadini italiani sentano l'obbligo civile di pagare imposte e tasse. Pur tralasciando la rapina notturna sui conti correnti dell'amato ministro, non pare proprio che il fisco voglia fondare sulla corretteza il rapporto con i cittadini.
Se il fisco è palesemente iniquo e esoso, se dà informazioni ambigue o errate e si accanisce contro chi le segue, se non da certezze e ricatta il contribuente onesto costringendolo a rinunciare a un suo diritto per non rischiare pesanti sanzioni, se non fornisce chiarimenti sulle sue decisioni, se tartassa chi non sa o non può difendersi, se obbliga il cittadino comune a rivolgersi ad esperti per non essere ingiustamente depredato, se serve per dare ai politici uno stipendio dieci volte il tuo, per mantenere una burocrazia spesso inefficiente e talvolta arrogante, per fornire una giustizia lenta e servizi carenti, allora non si può pretendere che i cittadini sentano il dovere civile di contribuire alla spesa pubblica e può succedere che chi per tutta una vita ha cercato di pagare il giusto se ne vergogni e chi non paga il dovuto se ne compiaccia, che si cerchi di evitare di lavorare più per il fisco che per la propria famiglia.
Chi in tutta la vita ha pensato che bastasse comportarsi onestamente per essere trattato onestamente può trovarsi vittima della perfidia del fisco e pentirsene.
Quando a chi chiede semplicemente di pagare nè più nè meno di quanto dovuto si impedisce di beneficiare delle opportunità offerte dalla legge, quando a chi ne avrebbe reale diritto si negano benefici concessi invece a chi si precostituisce le opportune condizioni, allora si comprende chi si difende attaccando, chi per non pagare più del dovuto trova il modo di pagare meno del dovuto.
Non meraviglia se chi può cerca di sfuggire alla rapacità di un fisco che non aiuta certo il cittadino a pagare il giusto. Questo favorisce chi intende frodare i suoi concittadini, gli dà un alibi morale altrimenti inesistente. Di fatto pare che il fisco possa colpire solo chi pensa di non avere niente da nascondere mentre nulla può contro chi molto occulta o dissimula. Nel primo caso fa pagare in più poche migliaia di euro, nulla per le casse statali molto per quelle del povero cristo tartassato; nel secondo ne lascia pagare in meno centinaia di migliaia.
Quando, troppo tardi, il cittadino onesto si accorge che non basta la sua onestà per pagare il giusto e sentirsi al riparo da sanzioni, allora finalmente si rassegna a rivolgersi a persone di lui più smaliziate. Ma questo costa; pagare il dovuto costa più del giusto; prima troverà equo pagare meno del dovuto per bilanciare il costo e alla fine troverà gusto a non pagare il giusto.
Da anni si parla della possibilità di detrarre dall'imponibile le spese sostenute, unico modo, a detta di molti, per consentire la concorrenza fra i contribuenti, un salutare conflitto di interessi tra chi paga e chi riceve che consentirebbe la trasparenza delle transazioni e una più equa imposizione. Non se ne fa niente: forse perchè troppo semplice, forse perchè colpirebbe troppi interessi, forse perchè comunque il fisco italiano troverebbe il modo di infierire sugli onesti e premiare i furbi, di riconoscere spese artatamente inventate e sanzionare la detrazione di spese realmente sostenute e dal fisco artatamente considerate "non imputabili al contribuente", di punire chi dichiara senza falsità una spesa reale, anzichè limitarsi a non ammetterla, se non la ritiene detraibile.
.....
UNA STORIA (Il perchè di quanto sopra, per chi ha voglia di leggere)
I governi in carica avevano dato grande pubblicità ai benefici concessi ai cittadini che avessero sostenuto spese per ristrutturare immobili. Non è che in questo il fisco non avesse il suo tornaconto evidente, ma molti non sospettavano che ci fosse anche la speranza nell'inevitabilità di errori formali che consentissero non solo di non concedere i benefici, ma anche di potere sanzionare il malcapitati.
Nel 2001 un tale ha sostenuto una spesa per il restauro del condominio in cui sua moglie aveva la proprietà di un appartamento. La moglie era una casalinga vecchio stampo, di quelle che per gran parte della loro vita avevano lavorato per la famiglia, a far crescere tre figli nel migliore dei modi. Il marito non guadagnava molto, ma riteneva preferibile la cura dei figli a uno stipendio supplementare che consentisse maggiori agi, divertimenti, piccoli lussi. Quella donna non aveva reddito proprio e presumibilmente non avrebbe goduto di propria pensione; anche in considerazione di questo l'appartamento fu a lei intestato, sebbene, naturalmente, il mutuo fosse pagato con i soldi che c'erano, cioè quasi sempre solo quelli del marito. Con il lavoro fatto prima del matrimonio e dopo che i figli erano cresciuti aveva potuto ottenere una pensione di circa 350 euro mensili, quanto basta per non essere ritenuta a carico del marito ma non abbastanza per avere possibilità ulteriori benefici fiscali.
Contando sulle agevolazioni promesse dal governo, il condominio in cui la signora ha quel suo piccolo appartamento decide di effettuare il rifacimento del tetto e altri lavori di ristrutturazione. La spesa per lei fu di circa 16000 euro. Naturalmente la signora non disponeva di tale somma, ma non era un problema visto che poteva pagarla il marito che così fece. Nel frattempo, per una triste occasione, avevano comperato un appartamento in altro comune, questa volta intestato al marito che, considerato che vi sarebbero vissuti circa sei mesi all'anno, vi trasferì la propria residenza. Quando fu il momento della denuncia dei redditi nelle istruzioni per la compilazione del mod. 730 videro che la detrazione per il recupero del patrimonio edilizio poteva spettare al familiare convivente che ne avesse sostenuto le spese: sposati da 38 anni e da allora sempre vissuti assieme non ebbero dubbi che il marito, che in effetti aveva sostenuto la spesa, potesse porla a detrazione e così avvenne. Nel 2004 l'Agenzia delle entrate chiese la documentazione per tale detrazione. Fu portata. Fu chiesta un'attestazione dell'Amministratore del Condominio. Fu consegnata. Nel dicembre 2004 l'agenzia delle entrate comunicava al marito che doveva al fisco 959 euro per "Spese per il recupero del patrimonio edilizio solo parzialmente riferibili al contribuente", che pertanto entro 30 giorni, per beneficiare delle sanzioni ridotte, doveva pagare 1238 euro, che entro lo stesso tempo poteva segnalare "dati ed elementi che non sono stati considerati o considerati erroneamente". Da babbeo qual'è il marito pagò e scrisse all'ufficio imposte le sue ragioni (istanza) pur ignorando quali fossero gli elementi "considerati erroneamente" dal fisco. Confermò d'avere sostenuto la spesa, di essere legittimamente sposato con la moglie dal 1961, che era con lei convivente e chiedeva il riconoscimento del suo diritto e il rimborso dell'importo versato. Nel maggio 2005 arriva la risposta: il marito è residente a X, la moglie è residente a Y, quindi non risulta provata la convivenza e "pertanto l'istanza è da intendersi respinta". L'uomo riscrive all'agenzia dell'entrate: a quel che ne sa si deve fissare la residenza dove si vive prevalentemente, vive metà a X e metà a Y e quindi può e deve scegliere, sia in X che in Y vive con la moglie, chiede come sia possibile che se uno vive sempre a Trapani conservando a dispetto delle regole la residenza a Bolzano dove vive sempre l'altra siano considerati conviventi mentre due che vivono insieme in X, in Y o in Z non lo sono e perchè se si intendeva non reale convivenza ma stessa residenza anagrafica nelle istruzioni per la denuncia dei redditi non si è scritto questo. Si aspettava una risposta o almeno conoscere cosa fare per opporsi alle decisioni dell'ufficio lopcale dell'agenzia delle entrate, ma a tutt'oogi sta ancora aspettando. E' giusto che si senta sciocco e credulone, ma si sente anche truffato dal fisco, ingiustamente privato di un diritto e ancor più ingiustamente colpito da sanzioni, indipendentemente dal fatto che questo sia dovuto all'assurdità della legge o alla inaffidabiltà di pubblici dipendenti. Poichè le spese dovevano essere suddivise in più anni, la storia si è ripetuta l'anno seguente: solo che questa volta non ha pagato ed ha presentato ricorso alla Commisione Tributaria Provinciale. Anche in questo caso le istruzioni scritte non erano conformi a quelle fornite dagli impiegati addetti; per le decisioni sul ricorso, gli è stato detto, dovrà aspettare almeno due anni. Nel frattempo continuerà a non rinunciare a priori a quello che ritiene un suo diritto, a ricevere comunicazioni di addebito e sanzioni. Forse si rivolgerà a qualcuno per ottenere giustizia, e magari qualcosa di più.
Se il fisco è palesemente iniquo e esoso, se dà informazioni ambigue o errate e si accanisce contro chi le segue, se non da certezze e ricatta il contribuente onesto costringendolo a rinunciare a un suo diritto per non rischiare pesanti sanzioni, se non fornisce chiarimenti sulle sue decisioni, se tartassa chi non sa o non può difendersi, se obbliga il cittadino comune a rivolgersi ad esperti per non essere ingiustamente depredato, se serve per dare ai politici uno stipendio dieci volte il tuo, per mantenere una burocrazia spesso inefficiente e talvolta arrogante, per fornire una giustizia lenta e servizi carenti, allora non si può pretendere che i cittadini sentano il dovere civile di contribuire alla spesa pubblica e può succedere che chi per tutta una vita ha cercato di pagare il giusto se ne vergogni e chi non paga il dovuto se ne compiaccia, che si cerchi di evitare di lavorare più per il fisco che per la propria famiglia.
Chi in tutta la vita ha pensato che bastasse comportarsi onestamente per essere trattato onestamente può trovarsi vittima della perfidia del fisco e pentirsene.
Quando a chi chiede semplicemente di pagare nè più nè meno di quanto dovuto si impedisce di beneficiare delle opportunità offerte dalla legge, quando a chi ne avrebbe reale diritto si negano benefici concessi invece a chi si precostituisce le opportune condizioni, allora si comprende chi si difende attaccando, chi per non pagare più del dovuto trova il modo di pagare meno del dovuto.
Non meraviglia se chi può cerca di sfuggire alla rapacità di un fisco che non aiuta certo il cittadino a pagare il giusto. Questo favorisce chi intende frodare i suoi concittadini, gli dà un alibi morale altrimenti inesistente. Di fatto pare che il fisco possa colpire solo chi pensa di non avere niente da nascondere mentre nulla può contro chi molto occulta o dissimula. Nel primo caso fa pagare in più poche migliaia di euro, nulla per le casse statali molto per quelle del povero cristo tartassato; nel secondo ne lascia pagare in meno centinaia di migliaia.
Quando, troppo tardi, il cittadino onesto si accorge che non basta la sua onestà per pagare il giusto e sentirsi al riparo da sanzioni, allora finalmente si rassegna a rivolgersi a persone di lui più smaliziate. Ma questo costa; pagare il dovuto costa più del giusto; prima troverà equo pagare meno del dovuto per bilanciare il costo e alla fine troverà gusto a non pagare il giusto.
Da anni si parla della possibilità di detrarre dall'imponibile le spese sostenute, unico modo, a detta di molti, per consentire la concorrenza fra i contribuenti, un salutare conflitto di interessi tra chi paga e chi riceve che consentirebbe la trasparenza delle transazioni e una più equa imposizione. Non se ne fa niente: forse perchè troppo semplice, forse perchè colpirebbe troppi interessi, forse perchè comunque il fisco italiano troverebbe il modo di infierire sugli onesti e premiare i furbi, di riconoscere spese artatamente inventate e sanzionare la detrazione di spese realmente sostenute e dal fisco artatamente considerate "non imputabili al contribuente", di punire chi dichiara senza falsità una spesa reale, anzichè limitarsi a non ammetterla, se non la ritiene detraibile.
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UNA STORIA (Il perchè di quanto sopra, per chi ha voglia di leggere)
I governi in carica avevano dato grande pubblicità ai benefici concessi ai cittadini che avessero sostenuto spese per ristrutturare immobili. Non è che in questo il fisco non avesse il suo tornaconto evidente, ma molti non sospettavano che ci fosse anche la speranza nell'inevitabilità di errori formali che consentissero non solo di non concedere i benefici, ma anche di potere sanzionare il malcapitati.
Nel 2001 un tale ha sostenuto una spesa per il restauro del condominio in cui sua moglie aveva la proprietà di un appartamento. La moglie era una casalinga vecchio stampo, di quelle che per gran parte della loro vita avevano lavorato per la famiglia, a far crescere tre figli nel migliore dei modi. Il marito non guadagnava molto, ma riteneva preferibile la cura dei figli a uno stipendio supplementare che consentisse maggiori agi, divertimenti, piccoli lussi. Quella donna non aveva reddito proprio e presumibilmente non avrebbe goduto di propria pensione; anche in considerazione di questo l'appartamento fu a lei intestato, sebbene, naturalmente, il mutuo fosse pagato con i soldi che c'erano, cioè quasi sempre solo quelli del marito. Con il lavoro fatto prima del matrimonio e dopo che i figli erano cresciuti aveva potuto ottenere una pensione di circa 350 euro mensili, quanto basta per non essere ritenuta a carico del marito ma non abbastanza per avere possibilità ulteriori benefici fiscali.
Contando sulle agevolazioni promesse dal governo, il condominio in cui la signora ha quel suo piccolo appartamento decide di effettuare il rifacimento del tetto e altri lavori di ristrutturazione. La spesa per lei fu di circa 16000 euro. Naturalmente la signora non disponeva di tale somma, ma non era un problema visto che poteva pagarla il marito che così fece. Nel frattempo, per una triste occasione, avevano comperato un appartamento in altro comune, questa volta intestato al marito che, considerato che vi sarebbero vissuti circa sei mesi all'anno, vi trasferì la propria residenza. Quando fu il momento della denuncia dei redditi nelle istruzioni per la compilazione del mod. 730 videro che la detrazione per il recupero del patrimonio edilizio poteva spettare al familiare convivente che ne avesse sostenuto le spese: sposati da 38 anni e da allora sempre vissuti assieme non ebbero dubbi che il marito, che in effetti aveva sostenuto la spesa, potesse porla a detrazione e così avvenne. Nel 2004 l'Agenzia delle entrate chiese la documentazione per tale detrazione. Fu portata. Fu chiesta un'attestazione dell'Amministratore del Condominio. Fu consegnata. Nel dicembre 2004 l'agenzia delle entrate comunicava al marito che doveva al fisco 959 euro per "Spese per il recupero del patrimonio edilizio solo parzialmente riferibili al contribuente", che pertanto entro 30 giorni, per beneficiare delle sanzioni ridotte, doveva pagare 1238 euro, che entro lo stesso tempo poteva segnalare "dati ed elementi che non sono stati considerati o considerati erroneamente". Da babbeo qual'è il marito pagò e scrisse all'ufficio imposte le sue ragioni (istanza) pur ignorando quali fossero gli elementi "considerati erroneamente" dal fisco. Confermò d'avere sostenuto la spesa, di essere legittimamente sposato con la moglie dal 1961, che era con lei convivente e chiedeva il riconoscimento del suo diritto e il rimborso dell'importo versato. Nel maggio 2005 arriva la risposta: il marito è residente a X, la moglie è residente a Y, quindi non risulta provata la convivenza e "pertanto l'istanza è da intendersi respinta". L'uomo riscrive all'agenzia dell'entrate: a quel che ne sa si deve fissare la residenza dove si vive prevalentemente, vive metà a X e metà a Y e quindi può e deve scegliere, sia in X che in Y vive con la moglie, chiede come sia possibile che se uno vive sempre a Trapani conservando a dispetto delle regole la residenza a Bolzano dove vive sempre l'altra siano considerati conviventi mentre due che vivono insieme in X, in Y o in Z non lo sono e perchè se si intendeva non reale convivenza ma stessa residenza anagrafica nelle istruzioni per la denuncia dei redditi non si è scritto questo. Si aspettava una risposta o almeno conoscere cosa fare per opporsi alle decisioni dell'ufficio lopcale dell'agenzia delle entrate, ma a tutt'oogi sta ancora aspettando. E' giusto che si senta sciocco e credulone, ma si sente anche truffato dal fisco, ingiustamente privato di un diritto e ancor più ingiustamente colpito da sanzioni, indipendentemente dal fatto che questo sia dovuto all'assurdità della legge o alla inaffidabiltà di pubblici dipendenti. Poichè le spese dovevano essere suddivise in più anni, la storia si è ripetuta l'anno seguente: solo che questa volta non ha pagato ed ha presentato ricorso alla Commisione Tributaria Provinciale. Anche in questo caso le istruzioni scritte non erano conformi a quelle fornite dagli impiegati addetti; per le decisioni sul ricorso, gli è stato detto, dovrà aspettare almeno due anni. Nel frattempo continuerà a non rinunciare a priori a quello che ritiene un suo diritto, a ricevere comunicazioni di addebito e sanzioni. Forse si rivolgerà a qualcuno per ottenere giustizia, e magari qualcosa di più.
STRAVAGANZE
Mi sembrano piuttosto stravaganti quei signori musulmani, maomettani, islamici o comunque essi si chiamino. Non tutti, sicuramente non Magdi Allam e non so chi altro. Mi sembra stravagante che si offendino se si dice che nel medioevo pensavano di imporre il loro credo con la spada e voglino usare la spada o magari la bomba atomica contro chi dice questa "falsità", confermando che lo pensano tuttora. Mi sembra stravagante che pretendino le scuse da chi ha solo ricordato un fatto storico e nemmeno si sognino di scusarsi per i massacri di New York, Madrid, Londra e altrove, che voglino le scuse per presunte offese e il diritto di offendere gli altri, che pretendino rispetto per la propria religione e disprezzino quelle altrui. Davvero stravaganti!
Ma ancora più stravaganti mi sembrano quei signori che chiamano amici quelli che si dichiarano loro nemici, che aprono le porte a quelli che proclamano di volerli distruggere, che non dicono bah per non offendere le loro orecchie ipersensibili. Da sempre sappiamo come i greci distrussero Troia o come il lupo trovò un motivo per mangiarsi l'agnello, ma non è il caso che ci comportiamo come i troiani o che rinunciamo a corna, zanne o artigli per fare la fine dell'agnello.
Ma ancora più stravaganti mi sembrano quei signori che chiamano amici quelli che si dichiarano loro nemici, che aprono le porte a quelli che proclamano di volerli distruggere, che non dicono bah per non offendere le loro orecchie ipersensibili. Da sempre sappiamo come i greci distrussero Troia o come il lupo trovò un motivo per mangiarsi l'agnello, ma non è il caso che ci comportiamo come i troiani o che rinunciamo a corna, zanne o artigli per fare la fine dell'agnello.
ricchi
Grazie al presidente Prodi, ho scoperto che con una pensione di 400 euro al mese si è ricchi. Infatti si dovrà pagare di più per il bollo auto, per l'ICI, per le tasse sulla salute, per la inevitabile rivalsa delle maggiori imposte pagate da altri, etc. e non si potrà beneficiare di alcuna delle riduzioni d'imposta annunciate. Poichè il presidente dice che la finanziaria colpirà solo i ricchi, ne consegue che si è ricchi, molto.
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