E' giusto il motto "pagare tutti le tasse per pagare di meno", ma tutti dovrebbero poi godere degli stessi diritti e non pagare di più per avere di meno. Se Tizio dichiara il doppio del reddito di Caio non solo paga più del doppio d'imposta, ma non può nemmeno godere degli stessi servizi. Vi sono infatti limiti di reddito superando i quali cessano diritti o nascono doveri; questi limiti sono quasi sempre sorpassati, non tengono conto della reale capacità contributiva, aumentano la burocrazia complicando la vita ai cittadini, creano grandi differenze di trattamento per minime differenze di reddito, sono sostanzialmente iniqui.
Per esempio, nelle regioni che conosco si è esenti da tasse sanitarie (ticket) se il "reddito familiare" lordo annuo non supera 36151.98 euro.
La precisione di questo importo già ne denuncia la vetusta origine: 70 milioni tondi di lire. Un importo che se era congruo quando fu calcolato non lo può essere oggi, con potere d'acquisto falcidiato da tasse e inflazione; un limite evidentemente sorpassato, che toglie benefici a chi con l'aumento del reddito lordo ha avuto un peggioramento del tenore di vita.
Se ho ben capito, dividendo l'importo per il numero dei familiari il limite pro-capite rimane 36151.98 euro per singoli o coppie non sposate, scende a 18075 per una famiglia di 2 persone, a 12050 per una di3, a 9038 per una di 4 e così via: non tiene conto della reale capacità contributiva.
Basta percepire un euro in più per finire col poter disporre di meno denaro: crea disparità di trattamento ed è pertanto iniquo.
Prescindendo da quanto sopra, far pagare tasse aggiuntive per beneficiare del servizio sanitario nazionale può mirare ad evitare abusi e a contenere i costi. Per ottenere questo l'esenzioni dovrebbero essere limitate a casi particolari. Porre limiti reddituali che consentono l'esenzione a gran parte della popolazione è demagogico e serve poco allo scopo quando sono pochi coloro che dichiarano redditi superiori, anche se tutti costoro volessero beneficiare del servizio sanitario nazionale. Meglio non porre limiti e adeguare le imposte.
E' opinione diffusa che gli unici a pagare tutte le imposte siano i lavoratori dipendenti. Guardando come stanno realmente le cose si deve però ammettere che gli unici contribuenti onesti sono i datori di lavoro onesti. Credo che al lavoratore interessi meno sapere quanto costa all'azienda del sapere quanto denaro può spendere, avere le ferie, la tredicesima, la pensione, un buon servizio sanitario e altri servizi sociali. Tutto questo è a carico del datore di lavoro che versa il contante al dipendente, i contributi all'INPS, le imposte allo Stato non solo per i propri dipendenti ma, indirettamente, anche per quelli pubblici e i pensionati. Che formalmente paghi la retribuzione lorda trattenendo su questa parte dei contributi e le imposte è solo un utile artificio contabile per poter calcolare pensioni e l'imposta progressiva che penalizza chi lavora e guadagna di più. Se tutto fosse dato al lavoratore, questi potrebbe disporre di circa 2000 euro per un mese di lavoro invece dei 900 mensili ma dovendo pagare contributi, imposte, tutto il resto e anche il commercialista, forse anch'egli troverebbe troppo onerosi i servizi offerti dallo Stato e cercherebbe di dare per quello che valgono.
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