25/08/07
Tasse
Chiedo scusa a chi ha la ventura di leggermi, se torno e mi dilungo sull'argomento tasse, intendendo impropriamente con questo termine, come è ormai usuale, qualsiasi prelievo dello stato o degli enti locali, imposte incluse. Sono un ex lavoratore dipendente ora pensionato, tassato conseguentemente. Dire che "i lavoratori dipendenti pagano fino all'ultimo centesimo" mi sembra relativamente vero. Salvo poche eccezioni, se si chiede a uno di loro quanto prende o quanto vorrebbe prendere di retribuzione risponde dicendo l'importo netto. In effetti sono i datori di lavoro che pagano direttamente al fisco le imposte e oggettivamente, con riferimento al salario netto, si tratta più di un maggiore costo per i datori di lavoro che di una minore entrata per i lavoratori. Nessuna superiorità morale quindi per quei lavoratori dipendenti che non evadono il fisco solo quando e perchè non possono evadere, pronti a farlo se se ne presenta l'occasione. E questa è la prima immoralità del sistema tributario: se anche i lavoratori dipendenti dovessero pagare le tasse prelevando l'importo dal proprio portafoglio sarebbero più consapevoli dell'esosità del fisco e il fisco potrebbe divenire più giusto, giudicato da cittadini tutti eguali nei suoi confronti, senza contrapposizione fra presunti onesti e presunti evasori. Il senso civico non è come il coraggio di Don Abbondio che si ha non si ha: può essere creato con opportune norme, fatte osservare. In questo modo anche l'Italia potrebbe divenire, con il tempo, un paese di persone "civili". Ma se il senso civico manca in chi le norme le fa o le deve fare osservare, allora non c'è speranza. Le persone civili dovrebbero sentire l'obbligo morale di non sfruttare i concittadini, di contribuire alle spese comuni "in ragione della loro capacità contributiva". Un fisco civile dovrebbe essere ragionevole, equo, severo ma non indisponente, basarsi su norme chiare e il più possibile semplici, agevolare gli onesti nei loro adempimenti, non infierire per errori involontari e fare il possibile perchè siano evitati, colpire i disonesti non i presunti tali, presumere la buonafede e non essere in malafede, non ingannare, non indurre in errore per poter sanzionare. La fiducia è una cosa seria, come diceva una vecchia pubblicità, e deve essere reciproca: il cittadino non può fidarsi del fisco se il fisco pregiudizialmente non si fida del cittadino. Ma una persona civile non deve comportarsi come tale solo in materia fiscale e il nostro buon signore col faccione dal sorriso sdentato non dovrebbe limitarsi a chiedere alla Chiesa la condanna morale di chi non paga le tasse. Non è un buon cittadino chi non ha rispetto per gli altri, chi lascia cicche, cartacce, rifiuti o cacca di cane dovunque gli capiti; non lo è chi viaggia sui mezzi pubblici senza biglietto o spreca l'acqua comune; non lo è il funzionario o il sindaco corrotto o che mette divieti stradali pensando non all'incolumità dei cittadini ma alle casse del comune; non lo è chi effettua blocchi stradali o ferroviari per suoi interessi personali corporativi o campanilistici nè chi permette che questo avvenga; non lo è chi delinque o incendia boschi o conduce veicoli in condizioni fisiche alterate e chi non fa quanto in suo potere per contrastarlo. Perchè la legalità, il rispetto della legge e dei concittadini sia una cosa naturale e l'illegalità sia moralmente condannata dalla maggioranza "civile" della popolazione si dovrebbe cominciare dalle piccole quotidianità e la classe dirigente oltre che al proprio benessere dovrebbe pensare a dare il buon esempio. Un tempo, più che la pena prevista dalla legge era forse temuto il disonore, lo scandalo e la condanna morale dei compaesani. Oggi sembra che tutto sia moralmente ammesso, per quale motivo non dovrebbe esserlo l'evasione fiscale, la furbizia di far pagare agli altri i propri vantaggi? Se i politici, potendolo fare, si autoaumentano il loro reddito come si può condannare chi, potendolo fare, si autoriduce la tassazione? Si può obiettare che la seconda cosa è illegale, la prima no: peccato che la legalità della prima sia autoreferenziale, decretata dagli stessi beneficiari, alla faccia del conflitto di interessi. Se i giudici possono essere giudicati solo da se stessi, se, unici fra i concittadini, non devono praticamente mai rispondere ed eventualmente pagare per i propri errori, se la giustizia appare tardiva, contradditoria e perlomeno strana come si fa a chiedere ai cittadini di avere fiducia nella giustizia e quindi nella legalità? Si dirà che non è colpa dei giudici se le leggi sono carenti e si torna ai politici. E' un desolante scaricabarile. Giudici e politici saranno formalmente nella legalità, ma non sono rispettosi dei concittadini ai quali fanno pagare un servizio che non rendono o rendono non al meglio e proporzionato al prezzo, come quegli impiegati pubblici che si comportano con arroganza e/o inefficienza. E' giusto chiedere ai cittadini di contribuire in ragione della propria capacità contributiva ai servizi che solo la mano pubblica può fornire ma il servizio deve essere adeguato al costo se si vuole che sia accettabile. Sarebbe altrettanto giusto valutare la effettiva capacità contributiva, che non può essere la stessa se su un reddito lordo di 100 le imposte sono 30 o 50, se con quel reddito netto deve vivere 1 o 5 persone, se al netto dell'inflazione si ha 100 o 80%. Il cittadino "onesto" deve pagare più del necessario non solo per i disonesti che non pagano tasse, ma anche per i furbi che non lavorano, i lavoratori che non rendono, i servizi inefficienti o inutili, per le clientele dei politici, per il timore del governo di perdere la "fiducia" degli alleati, per il prevalere dell'ambizione personale sugli interessi del Paese, per tasse (ticket) sanitarie o scolastiche o altre, per le angherie del fisco. Se poi il governo ha ancora fame di soldi lo tassa ulteriormente, andando sul sicuro. Forse qualcuno può pensare che rimanere "onesto" costa troppo.
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.... e ora riposiamoci e pensiamo ad altro.
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.... e ora riposiamoci e pensiamo ad altro.
08/08/07
Date a Cesare ..
Non solo di Roma, ma anche di Romano dovrebbe essere la Chiesa Cattolica e ricordare ai fedeli due parabole: quella in cui si dice di dare a Cesare quello che è di Cesare e quella del figliol prodigo, cioè pagare le tasse e perdonare le dissipazioni.
Per decenni sono stato un convinto assertore del dovere morale di pagare imposte e tasse. Poi, una mattina, mi sveglio e trovo che nottetempo un tale aveva ben pensato di alleggerire il mio deposito bancario con un prelievo fiscale che a me sembra una rapina. Ora quel tale fa il ministro dell'interno, forse perchè ritenuto esperto in materia, anche se spesso meno si è esperti e più si è ministri. Un altro signore poi pensa che sia giusto farci pagare il biglietto d'ingresso nell'area Euro, che sicuramente avrà giovato a tutti ma a lui vale un buono stipendio e a me come a tanti lo svilimento del reddito reale. Più o meno ad ogni finanziaria un nuovo balzello si unisce ai precedenti e quelli occasionali restano ben oltre il ricordo dell'occasione che li ha originati. Mentre tutto aumenta, i limiti di reddito per beneficiare di una qualche agevolazione fiscale, magari originalmente congrui, rimangono immutati e superati da sempre maggiori quote di reddito, senza reale aumento della capacità contributiva ma con reale aumento delle entrate fiscali. Le imposte aumentano e la gente impoverisce ma il debito pubblico non cala e cresce il numero e l'indennità dei politici, il costo della pubblica amministrazione e la sua inefficienza, la durata dei processi, la sensazione di insicurezza, il numero di stranieri illegali, l'attesa per gli esami medici, la protervia dei raccomandati, la soddisfazione dei furbi, la prostrazione degli onesti e così via.
Se poi si hanno motivi per ritenere il fisco infido, costoso, iniquo, esoso, vessatorio, nemico, anche il più onesto dei cittadini finisce col fare quanto può per difendersi, giungendo a giustificare anche comportamenti furbeschi, considerandoli al massimo eccesso di legittima difesa. Se in una famiglia in cui madre e figli lavorano c'è un padre che spreca il suo tempo e il denaro della famiglia al bar, se per questo uno dei figli si rifiuta di contribuire alle spese famigliari, credo che entrambi siano condannabili ma più il padre del figlio. Troverei immorale che il padre, senza rinunciare al bere, chiedesse alla madre di rimproverare il figlio e solo una cattiva madre lo farebbe.
E la Chiesa cattolica, solitamente, vuole essere una buona madre.
Per decenni sono stato un convinto assertore del dovere morale di pagare imposte e tasse. Poi, una mattina, mi sveglio e trovo che nottetempo un tale aveva ben pensato di alleggerire il mio deposito bancario con un prelievo fiscale che a me sembra una rapina. Ora quel tale fa il ministro dell'interno, forse perchè ritenuto esperto in materia, anche se spesso meno si è esperti e più si è ministri. Un altro signore poi pensa che sia giusto farci pagare il biglietto d'ingresso nell'area Euro, che sicuramente avrà giovato a tutti ma a lui vale un buono stipendio e a me come a tanti lo svilimento del reddito reale. Più o meno ad ogni finanziaria un nuovo balzello si unisce ai precedenti e quelli occasionali restano ben oltre il ricordo dell'occasione che li ha originati. Mentre tutto aumenta, i limiti di reddito per beneficiare di una qualche agevolazione fiscale, magari originalmente congrui, rimangono immutati e superati da sempre maggiori quote di reddito, senza reale aumento della capacità contributiva ma con reale aumento delle entrate fiscali. Le imposte aumentano e la gente impoverisce ma il debito pubblico non cala e cresce il numero e l'indennità dei politici, il costo della pubblica amministrazione e la sua inefficienza, la durata dei processi, la sensazione di insicurezza, il numero di stranieri illegali, l'attesa per gli esami medici, la protervia dei raccomandati, la soddisfazione dei furbi, la prostrazione degli onesti e così via.
Se poi si hanno motivi per ritenere il fisco infido, costoso, iniquo, esoso, vessatorio, nemico, anche il più onesto dei cittadini finisce col fare quanto può per difendersi, giungendo a giustificare anche comportamenti furbeschi, considerandoli al massimo eccesso di legittima difesa. Se in una famiglia in cui madre e figli lavorano c'è un padre che spreca il suo tempo e il denaro della famiglia al bar, se per questo uno dei figli si rifiuta di contribuire alle spese famigliari, credo che entrambi siano condannabili ma più il padre del figlio. Troverei immorale che il padre, senza rinunciare al bere, chiedesse alla madre di rimproverare il figlio e solo una cattiva madre lo farebbe.
E la Chiesa cattolica, solitamente, vuole essere una buona madre.
Norme e sanzioni
Viaggiando in autostrada, a poco meno della velocità consentita, non sono pochi i veicoli che mi superano o lampeggiano impazienti chiedendo strada se anch'io sto sorpassando.
Da chi vorrebbe che il codice civile riconoscesse le coppie di fatto, mi sarei aspettato che, con coerenza, ritenesse che il codice stradale dovesse riconoscere e legalizzare la velocità di fatto. Una specie di DiCo: diritti dei conducenti. Ben vengano invece iniziative tendenti a far rispettare le regole. Ma le regole dovrebbero avere una certa logica che le renda accettabili: i comuni mortali devono sentire l'obbligo morale di rispettarle ma il legislatore deve sentire l'obbligo assoluto di fare regole utili per la comunità. Come per le tasse, che sono legittimamente ritenute un sopruso se servono principalmente a soddisfare privilegi e vengono pagate solo perchè "imposte". Basta girare per l'Italia non in auto con scorta e diritto di precedenza per accorgersi di quanto siano assurdi certi segnali stradali, fatti più per essere violati e procurare gettito che per la sicurezza. Anche le sanzioni dovrebbero essere ragionevoli ed efficaci. Una multa di 1000 euro può essere tranquillamente pagata da chi possiede auto di lusso ma è un dramma per chi usa un'utilitaria per guadagnarsi 800 euro al mese; più equo effetto potrebbe avere l'impossibilità di usare l'auto per qualche tempo o passare una giornata in un Commissariato di Polizia. Viaggiando in auto blu e percependo in un mese quello che altri non sempre guadagnano in un anno forse è difficile mettersi nei panni altrui e regolarsi di conseguenza. E'vero che basterebbe non violare le norme, ma anche volendole osservare può succedere di sbagliare, è umano. Capita occasionalmente anche a me di superare i limiti consentiti perchè pressato da altre vetture o perchè limiti assurdi appaiono improvvisamente e io mi limito a sollevare il pedale dall'acceleratore senza frenare bruscamente mentre l'auto, non conoscendo le norme del codice ma solo le leggi della fisica, si rifiuta di passare immediatamente dai 90 ai 30 km/h. Mi può anche accadere di distrarmi un attimo e di non accorgermi dei segnali. Ma non posso ritenermi un potenziale criminale: l'ultima multa l'ho presa nel 1961 da una pattuglia della stradale che da un km di distanza ha giudicato eccessivo il tempo da me impiegato a superare con la vecchia "topolino" l'unico veicolo presente in una strada larga e diritta. Qualcuno dirà che sono decisamente un fesso o solo fortunato, ma potrei non esserlo sempre.
Certi comportamenti vanno comunque severamente puniti e si dovrebbe considerare volontari i danni a cose e persone provocati viaggiando follemente con la capacità di guida volontariamente compromessa. Tuttavia non credo che per persone in condizioni psico-fisiche alterate servino da deterrente multe astronomiche o gravi sanzioni d'altro genere, visto che non serve nemmeno la probabile pena di morte che spesso si autoinfliggono. Forse serve qualcosa d'altro, magari affrontando il problema senza la fretta di andare in vacanza, senza ricorrere al consueto DL e poi, magari, al voto di fiducia.
Da chi vorrebbe che il codice civile riconoscesse le coppie di fatto, mi sarei aspettato che, con coerenza, ritenesse che il codice stradale dovesse riconoscere e legalizzare la velocità di fatto. Una specie di DiCo: diritti dei conducenti. Ben vengano invece iniziative tendenti a far rispettare le regole. Ma le regole dovrebbero avere una certa logica che le renda accettabili: i comuni mortali devono sentire l'obbligo morale di rispettarle ma il legislatore deve sentire l'obbligo assoluto di fare regole utili per la comunità. Come per le tasse, che sono legittimamente ritenute un sopruso se servono principalmente a soddisfare privilegi e vengono pagate solo perchè "imposte". Basta girare per l'Italia non in auto con scorta e diritto di precedenza per accorgersi di quanto siano assurdi certi segnali stradali, fatti più per essere violati e procurare gettito che per la sicurezza. Anche le sanzioni dovrebbero essere ragionevoli ed efficaci. Una multa di 1000 euro può essere tranquillamente pagata da chi possiede auto di lusso ma è un dramma per chi usa un'utilitaria per guadagnarsi 800 euro al mese; più equo effetto potrebbe avere l'impossibilità di usare l'auto per qualche tempo o passare una giornata in un Commissariato di Polizia. Viaggiando in auto blu e percependo in un mese quello che altri non sempre guadagnano in un anno forse è difficile mettersi nei panni altrui e regolarsi di conseguenza. E'vero che basterebbe non violare le norme, ma anche volendole osservare può succedere di sbagliare, è umano. Capita occasionalmente anche a me di superare i limiti consentiti perchè pressato da altre vetture o perchè limiti assurdi appaiono improvvisamente e io mi limito a sollevare il pedale dall'acceleratore senza frenare bruscamente mentre l'auto, non conoscendo le norme del codice ma solo le leggi della fisica, si rifiuta di passare immediatamente dai 90 ai 30 km/h. Mi può anche accadere di distrarmi un attimo e di non accorgermi dei segnali. Ma non posso ritenermi un potenziale criminale: l'ultima multa l'ho presa nel 1961 da una pattuglia della stradale che da un km di distanza ha giudicato eccessivo il tempo da me impiegato a superare con la vecchia "topolino" l'unico veicolo presente in una strada larga e diritta. Qualcuno dirà che sono decisamente un fesso o solo fortunato, ma potrei non esserlo sempre.
Certi comportamenti vanno comunque severamente puniti e si dovrebbe considerare volontari i danni a cose e persone provocati viaggiando follemente con la capacità di guida volontariamente compromessa. Tuttavia non credo che per persone in condizioni psico-fisiche alterate servino da deterrente multe astronomiche o gravi sanzioni d'altro genere, visto che non serve nemmeno la probabile pena di morte che spesso si autoinfliggono. Forse serve qualcosa d'altro, magari affrontando il problema senza la fretta di andare in vacanza, senza ricorrere al consueto DL e poi, magari, al voto di fiducia.
06/08/07
Servizio Militare
Ho sentito dire che il ministro della difesa sta pensando di reintrodurre il servizio militare di leva. Dopo tutto quello che è stato fatto per la parità uomo/donna anche nelle forze armate, non mi pare possibile ripristinare la leva solo per i maschietti creando un'assurda discriminazione donna/uomo. Considerate le attuali esigenze militari (pochi e bene addestrati) vi sarà senz'altro un'eccedenza di coscritti anche in presenza di calo demografico e si dovrà trovare il modo di evitare che l'esonero sia concesso ai soliti raccomandati o furbi. Un modo potrebbe essere quello di rendere l'esonero gravoso come il servizio militare, obbligando gli esonerati (uomini e donne) a effetture un equivalente serio servizio civile, con pari trattamento economico, al quale dovrebbe contribuire chi per validi motivi è dispensato dalle prestazioni personali. Se leva obbligatoria deve essere, sperare non nuoce.
I costi della politica
P.V.Porcacchia, capo ufficio stampa della Camera dei deputati scrive: "l'adeguamento dell'indennità parlamentare all'incremento degli emolumenti di una specifica categoria di magistrati è un meccanismo previsto dalla legge che opera per i deputati solo a seguito di un apposito accertamento da parte dei competenti organi della Camera" (La Stampa, 4/8/2007)
Devo intendere che quando i deputati si concedono un aumento dell'indennità non fanno che applicare la legge. Legge che credo abbiano fatto loro o i loro predecessori, aumento pari alla retribuzione mensile di molti contribuenti, indennità che è diversa cosa dal reddito imponibile del cittadino elettore. E l'apposito accertamento viene fatto dai "competenti organi della Camera", verosimilmente non composti da camerieri ma da onorevoli deputati. L'adeguamento si riferisce agli emolumenti di una "specifica categoria di magistrati", forse quella in cui sono più elevati e a loro volta stabiliti da una legge votata dai parlamentari. Sbaglia chi parla di conflitto tra magistratura e politica o di muro contro muro fra maggioranza e opposizione: in questa materia c'è sempre pieno accordo. Ovviamente la congruità degli emolumenti di questi servitori dello Stato non sarà giudicata dagli interessati, ma matematicamente rapportata al minimo di pensione previsto per i comuni cittadini, loro datori di lavoro: l'incremento per i primi dipenderà da quello per i secondi. Ovviamente!?
Devo intendere che quando i deputati si concedono un aumento dell'indennità non fanno che applicare la legge. Legge che credo abbiano fatto loro o i loro predecessori, aumento pari alla retribuzione mensile di molti contribuenti, indennità che è diversa cosa dal reddito imponibile del cittadino elettore. E l'apposito accertamento viene fatto dai "competenti organi della Camera", verosimilmente non composti da camerieri ma da onorevoli deputati. L'adeguamento si riferisce agli emolumenti di una "specifica categoria di magistrati", forse quella in cui sono più elevati e a loro volta stabiliti da una legge votata dai parlamentari. Sbaglia chi parla di conflitto tra magistratura e politica o di muro contro muro fra maggioranza e opposizione: in questa materia c'è sempre pieno accordo. Ovviamente la congruità degli emolumenti di questi servitori dello Stato non sarà giudicata dagli interessati, ma matematicamente rapportata al minimo di pensione previsto per i comuni cittadini, loro datori di lavoro: l'incremento per i primi dipenderà da quello per i secondi. Ovviamente!?
Pensiero estivo.
Credo siano pochi i fumatori criminali che buttano cicche accese fra erbe o sterpaglie secche, ma forse sono più numerosi dei fumatori educati e rispettosi del prossimo che non gettano cicche, accese o spente, su marciapiedi, piazze, spiagge o ovunque si trovino.
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