24/12/06
Rotatorie
Le rotatorie alla francese a molti piacciono a molti altri no, ma ormai sono ovunque e tutti le conoscono. Ma non a tutti è chiaro come ci si debba comportare: qualcuno pensa che semplicemente si deve dare la precedenza a chi viene dalla strada a sinistra o comunque da sinistra anzichè da destra mentre qualcun altro pensa invece che la precedenza l'abbia chi si trova nella rotatoria su chi deve entrarvi. Per i primi chi proviene da una strada alla loro destra deve comunque dargli la precedenza ed entrano a tutta velocità nella rotatoria, spesso accodandosi ai veicoli che li precedono, preoccupandosi solo di avere la sinistra libera. Gli altri pensano che entrare nella rotatoria sia come immettersi in una strada con diritto di precedenza, rallentano, ma sono convinti che chi sta per entrarvi da una strada a sinistra non ha diritto di precedenza. Sarebbe opportuno chiarire chi ha torto.
23/12/06
21/12/06
Offese natalizie
Penso che quelle insegnanti che non vogliono far cantare ai bambini italiani le canzoncine natalizie perchè offendono i non cristiani, anche d'estate girino per le strade di Bolzano col velo per non offendere padri e madri di quei bambini. Non credo però che i musulmani siano così suscettibili da offendersi per niente, nè così prepotenti ed arroganti da pretendere che gli italiani a casa loro rinuncino alle loro tradizioni. Chi viene in questo Paese dovrebbe accettarne cultura, storia e tradizioni come ognuno di noi farebbe se dovesse vivere in un paese musulmano, non per paura ma per rispetto. Nessuno di noi si offende se si rivolgono alla Mecca 5 volte al giorno, se fanno il Ramadam, se pregano in pose per noi strane, se rifiutano prosciutti e salsicce, se vendono presepi o candele alle porte delle nostre chiese, se le loro donne portano il velo, se ricordano Maometto. Perchè mai dovrebbero offendersi se noi ricordiamo invece Gesù, che l'ha preceduto di sei secoli?
20/12/06
come si fa?
Sull'autostrada da Savona a Genova subito dopo un segnale di divieto di superare gli 80 km/h ce n'è uno che impone la velocità minima di 90 km/h. Come si fa a viaggiare a meno degli 80 e più dei 90? Un grazie a chi me lo spiega.
11/12/06
Unioni di fatto
I difensori a oltranza della Costituzione così com'è, dovrebbero sapere che essa tutela la famiglia come la conoscevano i padri costituenti: uomo, donna e possibilmente figli, con diritti e doveri dei suoi componenti.
Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto.
Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia.
Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia!
Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali.
La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perchè una società di soli omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita.
Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione.
Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali.
E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto.
Si preoccupano invece di tutelare le unioni di fatto (senza vincoli). Parimenti andrebbero tutelati anche i medici di fatto (senza laurea), i viaggiatori di fatto (senza biglietto in treni e autobus), gli inquilini di fatto (abusivi), i proprietari di fatto (ladri), gli impunibili di fatto, i cittadini italiani di fatto (immigrati illegali), gli esenti da imposta di fatto, l'anarchia di fatto.
Non capisco che necessità vi sia di riconoscere le unioni di fatto uomo-donna quando da secoli esiste un apposito istituto per tale riconoscimento, un contratto con i suoi vincoli e le sue regole stabilite da Leggi dello Stato. Basta accettare tali regole. Chi non le accetta avrà le sue ragioni per farlo, ma non può pretendere norme che gli diano diritti senza doveri e non vedo l' utilità di matrimoni di serie A per i furbi e di serie B per gli onesti. Quando la semplice convivenza equivale a matrimonio, se sono sposato con Tizia e convivo con Caia il coniuge legalmente riconosciuto dovrebbe essere Caia, a meno che non lo sia anche Tizia. Nel primo caso non avrebbe più senso l'istituto del divorzio, nel secondo il divieto di poligamia.
Già attualmente, sembra che la legge preveda agevolazioni fiscali per i conviventi ma non per il coniuge e l'Agenzia delle Entrate le rifiuta al marito che considera non convivente se la residenza anagrafica è diversa da quella della moglie. Io penso invece che nel matrimonio si debba presumere la convivenza dei coniugi, che la residenza indichi solo il luogo dove ognuno ha interessi prevalenti e vive abitualmente, che non significa esclusivamente e non impedisce di convivere abitualmente. Secondo l'Agenzia delle Entrate, unico criterio per stabilire la convivenza "di fatto" è quello della residenza anagrafica: basta averla nello stesso Comune (non stessa casa?) per essere considerati conviventi e, viceversa, basta averla in Comuni diversi per essere considerati non conviventi (e divorziati?). Se questo è vero, due sono "conviventi di fatto" anche se non si sono mai visti oppure "separati di fatto" pur vivendo sempre insieme. Semplice e facile truffare ed essere truffati, avere benefici o sanzioni sulla base di unioni e separazioni "di fatto" inesistenti. Potenza della burocrazia!
Se il riconoscimento delle unioni di fatto non mira a privilegiarle rispetto alle unioni regolari o a far ottenere la cittadinanza a immigrati clandestini o a favorire il precariato familiare o a altri scopi occulti è in ogni caso un modo per riconoscere le unioni omosessuali.
La Costituzione tutela la famiglia quale base della società ed è alquanto acrobatico considerare tale l'unione omosessuale, se non altro perchè una società di soli omosessuali non avrebbe verosimilmente lunga vita.
Anche le norme in materia previdenziale tendevano a proteggere principalmente figli e moglie, un tempo quasi sempre dedita più alla cura della famiglia che ad avere un proprio reddito e una propria pensione.
Non ha quindi molto senso estendere questa tutela a situazioni completamente diverse, nelle quali basta eventualmente regolare i rapporti economici fra le persone come si regolano i rapporti fra i soci di imprese commerciali o industriali.
E quando saranno regolamentati ci saranno sempre unioni che non vogliono sottostare a regole, ancora unioni di fatto.
imposte o tasse
Vecchi ricordi mi dicono che gli strumenti per concorrere alla spesa pubblica sono imposte e tasse. Quasi tutti parlano però solo di tasse: giornalisti, politici, ministri. Forse lo fanno per farsi meglio capire dalla gente, ma non sarebbe male conservare l'antica distinzione che vuole le imposte pagate dalla generalità dei cittadini per la generalità dei servizi offerti dalla Pubblica amministrazione e le tasse pagate dai singoli usufruitori di servizi specifici e non pagate da chi non li usa. Può anche succedere che la distinzione non sia sempre netta: la Tassa sui Rifiuti Solidi Urbani pagata non in base ai rifiuti prodotti ma alla superficie dell'appartamento è più un'imposta che una tassa.
Parlare solo di tasse può generare la stessa confusione che c'è non distinguendo nell'INPS tra previdenza e assistenza mentre sarebbe opportuno chiamare ogni cosa col suo nome.
Parlare solo di tasse può generare la stessa confusione che c'è non distinguendo nell'INPS tra previdenza e assistenza mentre sarebbe opportuno chiamare ogni cosa col suo nome.
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