Sara' perchè ora vivo in altri tempi e altri luoghi, ma talune frasi le sento quasi estranee al mio lessico. Se dicono che Tizio è più grande di Caio penso Tizio più alto di Caio e non più anziano o più vecchio; così se dicono che Caio è più piccolo lo penso più basso, non più giovane. Ma se usando termini equivalenti dicono fratello maggiore o minore penso subito a quello nato prima o dopo e mio figlio minore è più grande di suo fratello maggiore.
Nel biellese sento dire quasi sempre grosso (alla tedesca) anche quello che io chiamerei grande (un palazzo, un armadio, una bicicletta, un cappello) mentre uso grosso per altre cose (una moto, un ago, un chiodo) o l'uno e l'altro, ma con sfumature diverse di significato. Per me non è la stessa cosa dire un grosso cavallo o un cavallo grande o un grande cavallo o un cavallo alto o un cavallo grande e grosso. Spero di non dovere un giorno udire che a Venezia c'è il Canal Grosso, ma forse già ora Mozart non è un grande della musica, ma un grosso (musicista) e Karl der Grosse non è Carlomagno o Carlo il Grande, ma Carlo il Grosso.
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Ora che le donne fanno tutti i lavori un tempo esclusivi degli uomini mi sembra essere un problema come definirle. Un tempo c'era il direttore, il dottore (medico), l'avvocato e altri uomini. Per un po' di tempo c'erano direttrici, dottoresse (ma non medichesse), avvocatesse e altre donne. In quel periodo forse le donne portavano ancora la gonna, ma ora indossano prevalentemente i pantaloni e si fanno chiamare dottore, medico, avvocato e così via. A quanto ne so, in Francia hanno la bella abitudine di usare sempre signore e signora parlando di o a persone e non c'è confusione; in Spagna credo usino il normale femminile, con "a" finale. In Italia le cose si complicano per via di quelle desinenze un po' astruse in "ice"o "essa": c'è il gelataio e la gelataia, il pastore e la pastora ma anche il soldato e la soldatessa, il conduttore e la conduttrice, il cantante e la cantante.
Se le donne italiane non sentono come una diminuizione l'essere donna, se considerano di pari dignità la funzione svolta da un maschio o da una femmina, non dovrebbero sentire la necessità di diventare "maschili" e ritenere offensivo il "femminile". Un titolo al femminile testimonia equivalenza dei sessi. Invece una donna che si definisce "il direttore", se non è per semplice "anglodipendenza", mi sembra riconosca che tale titolo spetta di norma a un uomo e che lei è talmente eccezionale da potersene fregiare: sarà gratificante per lei, ma non per le donne in genere.
Parità fra i sessi non significa eguaglianza dei sessi: per il momento uomini e donne sono ancora diversi. Se tuttavia i nomi al femminile possono, a torto, essere percepiti in qualche modo spregiativi, tutti i nomi relativi titoli accademici, professioni o altro dovrebbero essere di genere comune, eventualmente preceduti da "signora" o considerati ambigeneri con articoli e aggettivi distinti, se le donne non vogliono essere scambiate per uomo. Una donna rimane tuttavia donna anche se è direttore e direttore rimane anche se è chiamata la direttora, la direttrice, la direttore, il direttore, la signora direttore, il signor direttore o la direttoressa ... e un uomo rimane uomo anche se è una guardia o una spia. Per fortuna!
Sono decenni che sento dire che con l'ora legale abbiamo un'ora in più di sole, ma mi pare che ben poco possano influire i governi sulla rotazione o inclinazione dell'asse terrestre e le ore di luce restino quelle che sono. Se poi negozi e aziende adottano orari estivi, magari posticipando di un'ora apertura e chiusura, tutto rimane come se nessuno avesse cambiato qualcosa. Se a Madrid aprono alle 10.30 dell'ora legale, è come se a Roma aprissero alle 8.30 dell'ora solare effettiva, considerato che sono circa 15°più a ovest. Se davvero i politici potessero darci un'ora di sole in più, preferirei averla d'inverno quando le ore di luce sono poche piuttosto che d'estate quando sono perfino troppe. Di fatto si ha un'ora di meno di luce prima di mezzogiorno e un'ora di più dopo le 12, un'ora di più da aspettare l'arrivo del tramonto per avere un po' di fresco.
Da decenni sento anche dire si risparmia non so quanta energia elettrica, ma non ho ancora capito il perchè. Per le aziende che lavorano con orario tra le 7 e le 19 hanno luce naturale con o senza ora legale; quelle che lavorano 24 ore al giorno, l'ora di luce in più che guadagnano alla sera la perdono alla mattina. Se risparmiano energia penso sia perchè lavorano meno o perchè naturalmente le ore di luce tra equinozio di primavera e quello d'autunno sono da sempre superiori a quelle tra equinozio d'autunno e quello di primavera. Per le persone probabilmente era vero quando la gente si alzava alle 6 o 7 e si coricava alle 21 o 22, ma mi sembra del tutto improbabile ora con programmi televisivi fino alle 2 del mattino e discoteche aperte fino all'alba.
Mi dicono che se in tutta Europa (o quasi) sono d'accordo nell'adottare l'ora legale, avranno qualche valida ragione: a me sembra che il motivo principale sia quello, comune a molti politici, di illudere la gente.
Non sono più giovane e la mia auto ha la sua età. Tra assicurazione e bollo mi costa la tredicesima. Poi ogni due anni il collaudo e ogni anno il controllo dei fumi di scarico, il bollino blu. Ciò nonostante non potrò circolare in città perchè la mia auto inquina (credo tuttavia di inquinare meno io in un anno che altri in un giorno). La uso pochissimo, ma qualche volta è comodo averla per andare da figli e nipoti o a cercar funghi.
Ora devo scegliere tra:
. spendere un bel po' di quattrini per comperare un'auto EuroX ,di cui non sento alcun bisogno, da usare per qualche giorno all'anno e lasciare sulla strada per tutto il resto del tempo e che forse l'anno prossimo sarà inutilizzabile perchè non è EuroX+1;
. portare alla demolizione la mia cara vettura e privarmi di una costosa comodità;
. sopportare gli aumenti imposti da un governo, che dopo la finta di colpire i ricchi possessori di fuoristrada ha poi colpito i poveri pensionati con vecchie auto e già ora con un costo altissimo per chilometro percorso, e rischire qualche multa qualora avessi necessità di andare in centro.
DICO: DIritti dei COnviventi. Devo capire che i conviventi hanno solo diritti mentre lo Stato e la società hanno solo il dovere di soddisfare quei diritti? In questo forse sta la differenza con la famiglia tradizionale, in cui i doveri sono la premessa agli eventuali diritti.
Equiparare le coppie di fatto eterosessuali, le unioni gay, le convivenze nonno-nipote non mi pare abbia molto senso.
Le prime hanno scelto di non sottostare a vincoli che ritengono insopportabili, rinunciando implicitamente ai diritti che ne conseguono, o viceversa di conservare vantaggi che altrimenti perderebbero. Può essere che i vincoli siano troppo stretti o i vantaggi importanti (e allora dovrebbero essere modificati per non creare discriminazione penalizzante per chi invece è regolarmente sposato secondo la legge vigente), ma può anche essere che le norme vadano bene così come sono.
Si può non accettare il matrimonio cattolico, sacro, unico, con obbligo di fedeltà reciproca, con impegno di accogliere ed allevare i figli, indissolubile vita natural durante; ma le leggi dello Stato riguardano il matrimonio civile, laico, con impegni meno severi e possibilità di finire in divorzio a certe condizioni, cercando però di tutelare figli e ex coniuge.
Forse ora si pensa a matrimoni precari, tendenti a riconoscere diritti individuali sempre più ampi e doveri sempre più ristretti. Si potrebbe abolire il matrimonio civile e divorzio e offrire agli interessati una serie di pacchetti di convivenza, con vincoli e diritti diversificati, da scegliere secondo lo stato d'animo degli acquirenti: dal matrimonio cattolico "equiparato", a quello civile a tempo indeterminato o a scadenza rinnovabile o a scadenza, alla convivenza per un week-end. A mobilità e precarietà del lavoro corrispondere mobilità e precarietà della famiglia. Oppure si potrebbe abolire ogni ingerenza dello stato nella vita dei singoli, liberi di congiugersi ed eventualmente procreare figli randagi, di pensare solo a sè stessi o di osservare obblighi morali o religiosi, di regolare o meno i loro rapporti economici in base a norme di diritto civile. Vedremo.
Per quanto riguarda le unioni omosessuali fatico a vedere in esse un
fondamento della società, se non altro perchè naturalmente escluse dal concorrere alla sopravvivenza della stessa, impossibile senza artifici o unioni eterosessuali. Non vedo quindi per quale motivo lo Stato dovrebbe intromettersi nei rapporti affettivi o semplicemente sessuali privati, che privati dovrebbero restare e come tali rispettati. Credo che i sentimenti più sono profondi meno necessitino di essere esposti e imposti; temo che tutta la pubblicità gay miri impudicamente solo a benefici economici da ottenere senza nulla dare. La famiglia, tendenzialmente, si basa sull'altruismo delle cure parentali; le coppie omosessuali, almeno da come si esibiscono nelle piazze, sembrano basarsi sulla somma di due egoismi: nulla danno e nulla dovrebbero richiedere alla società, ma possono dare ai partiti il loro voto.
Le coppie eterosessuali sono "di fatto" e non "di diritto" per loro libera scelta o per obblighi precedenti liberamente assunti; le convivenze nonno-nipote come tante altre, rientrano semplicemente nell'ordinario concetto di famiglia e di parentela e come tali vanno tutelate; le convivenze di gruppi etereogenei o di persone dello stesso sesso in collegi e monasteri non pare richiedano nuove norme. Senza ambiguità e ipocrisie il vero oggetto del disegno di legge rimane introdurre nell'ordinamento giuridico le unioni "more uxorio" omosessuali e di questo si dovrebbe discutere. Se questa personale intima convivenza diventa un soggetto giuridico riconosciuto, non ci si dovrà limitare alle sole coppie, ma indistintamente anche ai trii, ai quartetti, ai quintetti e a quant'altro , magari estendendo il concetto di famiglia, con buone ragioni, a cani, gatti o canarini affettivamente conviventi.
Dicono che l'Italia è fra i pochi stati in Europa senza una legge in materia, ma questo non è necessariamente un male: anche Svizzera e Gran Bretagna erano fra le poche nazioni europee non invase dal terzo Reich, e non era un male.
Mi è capitato di sentire personaggi politici ed anche giornalisti auspicare, pretendere, promettere o constatare "una svolta a 360°", probabilmente ritenendo insufficiente una di soli 180°. Spero che qualche bambino voglia spiegare a questi signori e signore dove ci si trova dopo una tale svolta. Ma forse sono io a non capire.
Il Governo Prodi sopravvive.
La supponenza, la protervia della sinistra italiana sono solo pari alla sua presunzione. Come si fa a dire l'Italia vuole questo e quello, parlare a nome dell'Italia quando si è una parte minoritaria di una coalizione che è maggioranza solo per uno 0.06%, magari dovuto al caso, alla fortuna, o al fatto che un italiano su 1700 non ha votato perchè era ammalato o aveva impegni che riteneva prioritari o si trovava fuori del comune di residenza o che ha sbagliato a fare il segno sulla scheda o altro. Bastava un nonnulla per avere il risultato invertito.
Ma dicono con enfasi che hanno VINTO le elezioni e che LORO sono il Paese.
E invece di ringraziare la buonasorte che gli ha concesso una maggioranza consistente alla Camera e tutelare anche i meno fortunati (all'opposizione), vogliono tutto il potere come se davvero rappresentassero TUTTO il Paese e incolpano la malizia della destra che non gli ha consentito la stessa maggioranza al Senato. Tacciono al loro popolo che il Senato non è la Camera perchè così vuole la Costituzione, che la legge elettorale è stata modificata in tal senso su richiesta del Presidente Ciampi. Non dicono che se Camera e Senato fossero identici
sarebbe ancora più assurdo di quanto già non sia far votare due volte una legge in due sovrabbondanti rami del Parlamento. Hanno preferito cancellare con un referendum anzichè correggere in aula la riforma costituzionale tendente a porre rimedio alle storture vigenti: era stata fatta dalla Destra e pertanto SBAGLIATA. Anche la riforma da loro fatta con la maggioranza di qualche voto dicono che è sbagliata, ma lo dicono con il consueto ritardo e non gli serve di lezione; intanto rimane.
Non può fare molta strada un treno in cui il macchinista della locomotiva di testa voglia andare a Milano, quello della locomotiva di coda a Napoli e il capotreno accontentare l'uno e l'altro, con un unico obiettivo comune: stare sul treno.
Io penso che le difficoltà dipendano dalla difformità degli obiettivi, dall'esito del voto, dall' odio contro Berlusconi che se serve da collante per la coalizione impedisce il dialogo con l'altra metà degli italiani. Ma se invece dipende esclusivamente dalla legge elettorale, mi piacerebbe conoscere quale sarebbe stato il risulto con la legge precedente, fermi restando i voti ricevuti.
Mi preoccupa il concetto di democrazia manifestato da molti esponenenti di questa maggioranza, che dicono unita (coesa) e che quindi dovrei ritenere condiviso. Hanno dichiarato "voto per questo governo solo perchè altrimenti torna Berlusconi". E' un'esplicita ammissione di essere minoranza nel Paese e di non volere rispettare la volontà dei cittadini. Reclamano il voto popolare contro la base di Vicenza, ma negano agli italiani il diritto di scegliersi il governo che desiderano. D'altro canto è lo stesso concetto che manifestavano nei paesi "democratici" dell'est Europa: una volta al governo libere elezioni erano del tutto inutili.
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